Percorso terapeutico tecnico-espressivo con l’utilizzo della creta. Questo laboratorio è stato attivato in una struttura ospedaliera, nel reparto di pediatria dove ci si prende cura delle vittime del bullismo,  con insegnanti, tirocinanti e tecnici dell’Accademia di Belle arti di Brera del corso di Teoria e pratica della terapeutica artistica.
L’argilla è stata scelta non solo per la sua versatilità, carezzevole al tatto e disponibile a ogni deformazione e trasformazione, ma anche per le sue proprietà antistress, atossica e disponibile ad accogliere il soffio vitale della creazione plastica. L’argilla e la mano, io e  l’altro, sentire e ascoltare, toccare ed essere toccato, stringere ed essere afferrato, imprimere ed essere impresso: queste sono solo alcune metafore della relazione con il materiale. I semi delle mani sono stati realizzati stringendo nel palmo della mano piccoli cubetti di argilla deformati dal variare della pressione e della loro disposizione, prima con la mano destra, poi con la sinistra e infine con entrambe le mani (fig. 1 fig. 2 fig. 3 fig. 4 fig. 5).
Nella prima fase del lavoro tutte le operazioni sono state eseguite ad occhi chiusi (fig. 6 fig. 7 fig. 8 fig. 9 fig. 10),  per concentrare l’attenzione su quel sentire la materia nella stretta della mano; solo al termine della pressione sull’argilla e allo schiudersi degli occhi e della mano, la vista scopre con meraviglia l’inaspettata creazione prodotta dal solo tatto.Portare il corpo al centro del fare dei modi della scultura, è indispensabile per facilitare il percorso terapeutico; usare parti del corpo come materia e strumento espressivo ha favorito il miglioramento dell’autostima per i partecipanti al laboratorio. Sulla creta ognuno lascia di sé un segno indelebile. Su questa materia sono registrati stati d’animo, fragilità emotiva, scarsa forza fisica; o anche disarmante  timore al contatto, oppure una presa consapevole della propria forza, della propria passione e della sicurezza dell’atto: tutte queste sensazioni le ritroviamo vivide e forti nei semi della mani.
Durante l’attività di laboratorio, le prime forme dei semi realizzati sono rimaste per intero all’interno del palmo della mano, a suggerire l’idea di essere state appena seminate. I semi successivi, ottenuti esercitando una grande pressione sulla creta, sono fuoriusciti tra dita e dita, per dare l’idea del seme che germoglia dalla mano-madre-terra(fig. 11 fig. 12 fig. 13 fig. 14 fig. 15 fig. 16).
L’argilla, asciugandosi, perde gran parte dell’acqua contenuta, diventa secca, rigida, fragile e di colore grigio-verde (fig. 17); sottoposta a cottura, si trasforma in materiale duro e resistente e prende il tipico colore rosso mattone. Per ottenere un seme con parti colorate e lucide, prima della cottura deve essere trattato con colori per ceramica (fig. 18 fig. 19 fig. 20 fig. 21)  e rifinito con più mani di cristallina; va poi cotta a una temperatura di 950°C (encobio). La cottura e il colore hanno una valenza simbolica molto forte: con la cottura si evidenzia l’azione trasformativa della materia che da morbida si fa durissima; il colore fa venire alla luce ciò che prima era celato e sotterraneo, donando ai semi la vita. La semina è stata simulata prima sul piano orizzontale del pavimento, a imitare l’ampio gesto del seminatore; la composizione ottenuta è stata in seguito installata da tutti i partecipanti, in tempi diversi, sulla parete più grande della stamza-laboratorio (fig. 22).
Le zone di grande aggregazione si sono bilanciate con quelle più rade, conferendo a questo insieme quiete, movimento e dinamicità. La bellezza dell’estesa opera ha trasformato lo spazio, rendendolo più armonioso e accogliente (fig. 23 fig. 24).
Tutti i partecipanti, al termine del montaggio dell’opera, hanno ricevuto grande nutrimento e incoraggiamento a continuare l’esperienza (fig. 25 fig. 26 fig. 27 fig. 28 fig. 29).

 

 

Immagine Casuale
1985 Lo Studio di Via Watt a Milano
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