Biografia

Pino Di Gennaro nasce a Troia (FG), 1951. Studia a Milano al Liceo Artistico; si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera.

Durante il periodo dell’Accademia partecipa attivamente al movimento di rinnovamento della scuola; con alcuni amici forma il Gruppo B7 Collettivo dell’Accademia.

Nel 1982 con gli artisti milanesi Galbusera, Jannelli, Miano, Pizzi e Zanini fonda il “Gruppo Atelier”, spazio di confronto e dibattito sulle opere e sulle poetiche che accoglie al suo interno esperienze figurative e non.

Con la mostra “Atelier” a Palazzo Dugnani di Milano nel dicembre 1983, il Gruppo ha la sua prima uscita pubblica. L’attività espositiva con gli stessi artisti prosegue a tutt’oggi con esposizioni in importanti città come Milano, Torino, Berlino, Madrid, Valencia, Barcellona, Wurzburg.

Il Gruppo si fa promotore delle tante mostre “Venature” e coinvolge di volta in volta artisti dalle differenti poetiche, per offrire sia a livello di contenuto sia a livello di linguaggio una panoramica multidimensionale circa l’attività artistica italiana e europea.

Dal 1972 al 1987 frequenta lo studio dello scultore Arnaldo Pomodoro, esperienza fondamentale per la formazione artistica; negli stessi anni é nominato suo assistente alle scenografie di: “Das Katchen von Heilbronn” di H. von Kleist, Zurigo, 1972, regia L. Ronconi; “Semiramide” di G. Rossini, Roma, 1982, regia di R. Guicciardini; “Orestea-Agamennuni” di E. Isgrò, Ruderi di Gibellina, 1993, regia di F. Crivelli; “Alceste” di C. W. Gluck, Genova, 1987, regia di V. Puecher.

Tra i premi ricevuti si evidenzia nel 2012 il 1° Premio per la scultura, XXXIX Premio Sulmona 2012, Medaglia del Senato della Repubblica, con l’opera Vento Cosmico 2007. La giuria, composta dal Presidente Vittorio Sgarbi, Ivo Bonitatibus, Toti Carpentieri, Giorgio Di Genova, Giorgio Seveso, Chiara Strozzieri, Duccio Trombadori e il Segretario Generale Gaetano Pallozzi, motiva così la scelta: “L’opera viene premiata per l’eleganza della fattura, unita all’abilità nella tecnica del bronzo fuso a cera persa”. 29 settembre 2012.

Contemporaneamente alla ricerca artistica e alle attività espositive si dedica all’insegnamento.

Poetica artistica

Le opere di Pino Di Gennaro sono il risultato sapiente della modellazione di materiali morbidi quali argilla, plastilina, cartapesta, cera, e della lavorazione artistica dei metalli: piombo, alluminio, acciaio e bronzo.

Nell’esaltare l’espressività del singolo materiale, lo scultore abbina materiali poveri a materiali nobili: cartapesta e acciaio; cera e bronzo; cartapesta e piombo. 

Preferisce il bronzo per le opere all’aperto, usando la tecnica della fusione a cera persa, declinata nelle sue numerose possibilità espressive; esalta il colore del materiale se trattato con acidi e pigmenti; con la lucidatura a specchio ne esalta luminosità e preziosità.

La mano non è solo strumento ma potenziale mezzo espressivo: la mano vedente che plasma la materia informe, la mano quale secondo cervello periferico apprende, elabora, realizza una relazione di ascolto della materia come fosse un corpo a corpo volto ad esaltare le potenzialità espressive della mano nella materia, in un inevitabile gioco “erotico.” 

Il colore della cartapesta, la luminosità del bronzo, la trasparenza della cera e l’opacità del piombo, qui non sono viste come qualità dei singoli materiali, bensì come possibilità espressive della materia, a creare l’affascinante dialettica tra materia fragile e materia dura, povera e ricca, classica e contemporanea.

Un fare democratico dove la materia conduce la mano dell’artista nell’epifania della forma. 

Nell’ambito espressivo dell’astrazione, Di Gennaro gioca una scommessa con la forma informe, interviene con l’incertezza dell’astrazione, operando in chiave informale con allusività figurali, optando quindi per una visionarietà allegorica, dove la massa scultorea è la testimonianza del bisogno umano di vivere nell’energia e nella luce.

Approfondisce anche lo studio delle civiltà antiche attraverso la scrittura: la superficie diventa epigrafe, si copre di messaggi, misteriosi graffiti con alfabeti segnici e ideogrammi arcaici; un lavoro di resistenza alla scrittura virtuale. 

La poetica artistica dello scultore è volta alla funzione sociale della scultura negli spazi urbani quale possibilità di concorrere a migliorare la qualità estetica dei luoghi, l’identità e la qualità di vita degli abitanti, valorizzando il rapporto scultura-architettura, nel favorire momenti di interazione tra lo spazio, l’opera d’arte e il suo fruitore.

Negli ultimi anni la sua attività si nutre di una nuova esperienza: l’arte come cura, sperimenta e utilizza la creta come scopo terapeutico sui giovani adolescenti vittime di bullismo, attività svolta nel laboratorio pediatrico presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. 

L’interesse verso la natura, gli alberi, le api è teso ad attrarre l’attenzione verso la fragilità del pianeta e gli esseri viventi.

L’arte si prende cura dell’anima e del pianeta con una poetica etica e civile.

Pilastri del Cielo Particolare
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