Jacqueline Ceresoli

Tocco il cielo con le dita

La mostra personale di Pino Di Gennaro in occasione dei  primi vent’anni della Galleria Previtali a Milano, prende il titolo da una sua scultura Tocco il cielo con le dita (2018) , coglie l’essenza poetica di un pensiero astratto che si fa materia nella scultura fondata sul rapporto cervello, occhio e mano verso l’immateriale, e inscena un viaggio immaginario dalla Natura al Cosmo. 

Le sue sapienti mani  lavorano dando forma  a un qualcosa di simbolico che sta già dentro la materia e tocca diversi aspetti dell’esistenza. Di  Gennaro passa dalla modalità di ‘porre’, a quella del ‘levare’, è un artigiano del fare,  sculture affermato e consolidato, prima allievo di Alik  Cavaliere nei primi anni settanta e nel decennio successivo di Arnaldo Pomodoro, maestri che l’hanno sicuramente forgiato ma non fagocitato. Come dimostra in questa esposizione in cui esplora e conquista geometrie ascensionali, foreste segniche con tensioni tattili e materiche alla ricerca di altre spazialità che spingono lo sguardo  verso l’alto, operando dal basso nella materia per trasfigurare significati profondi  della Natura, come parte integrante del Cosmo senza copiarli. 

L’artista  analista, sognante del reale e rigoroso  nel fare che nel suo tocco vitale attiva un flusso di energia per plasmare in maniera consapevole cera che poi diventa bronzo,  cartapesta  o altri  materiali, con il fine di  materializzare le sue germinati composizioni cosmiche, sculture concave e convesse, verticali e orizzontali sempre in divenire, metamorfiche. Natura e Cosmo nelle sue opere sono convergenti, come cielo e terra,  notte e  giorno,  giustapposizioni che si ricorrono  e completano l’uno nell’altra. 

Questa  mostra  inscena un viatico metaforico di volatile leggerezza in bilico tra presenza e sottrazione,  contrappunti di pieno  e vuoto, luce e ombra  in cui anche il bronzo sembra di cartapesta e viceversa.  E in questa galleria, ai margini di Milano,  Di  Gennaro sconfina   la materia , crea uno spazio immaginario e si ricrea  nell’allestimento, dove  nulla è  come appare. 

Di Gennaro, noto per sculture in bronzo, materiale duttile, in questa mostra attraverso una  selezione di  opere prodotte dal 2000 a oggi,  libera la sua vocazione costruttiva in forme plastiche di un’ariosa  e ritmica leggerezza ponendosi  in relazione allo spazio. E nel mezzo  del caos cittadino, dove tutto è cambiamento, velocità e irrequietudine, l’artista trova  il tempo  di  mettersi in ascolto  del mondo naturale, del cosmo che rivela una  dimensione superiore all’esistenza umana. 

Nel segno del Blu Klein, per Di Gennaro tutto è fine e inizio, dal piano terra  della galleria milanese a quello  ipogeo, in cui ogni singola scultura come  una nota scritta in uno spartito musicale, traccia  composizioni geometriche essenziali e misteriose, grafismi  variabili che mappano i suoi voli pindarici verso l’infinito. 

L’installazione Millefiori (2023/24), composta da  microsculture in ceramica policroma è il contrappunto  dell’altra installazione Appunti (2013/17), composta da formelle in bronzo e cartapesta, simili a tessere di mosaico di misure variabili, che impaginano lo spazio con un senso ritmico musicale  attraverso composizioni varabili  straordinariamente equilibrate. Incanta la nuova serie di Alve-ari in cera e pigmenti  che presenta variazioni  luminose, giustapposizioni di segni astratti giocati sulle tonalità cromatiche e inserzioni materiche, che producono possibilità di vita attraverso l’indeterminazione delle informazioni, in cui geometria e poesia  si ricorrono  in una scrittura ermetica che avrebbe affascinato Paul  Klee. 

 Le Preghiere (2000), evocano pergamene  trovate in chissà quale tempio Buddista, sono un omaggio alla scrittura  primitiva e  magica  per la sua complessità e bellezza compositiva. Le sue commistioni polimateriche aprono  il nostro sguardo a riflessioni  sul rapporto tra uomo e natura  in  dialogo  con il cosmo. 

Negli ultimi lavori Di Gennaro,  superata  la fase  Informale degli esordi,  sperimenta  diversi  pigmenti  e  utilizza  principalmente cera  e cartapesta, materiali  sostenibili, così prende  posizione  e si schiera  tra  gli artisti impegnati  in tematiche  ambientali, contro  cause ed effetti  devastanti l’Antropocene, come per esempio  ha  dimostrato  con le sue installazioni dedicate alle api, guardiane dell’ecosistema. 

 Di Gennaro   nelle sue  forme di vita resilienti, include una morale sottesa fondata  su una concezione intersoggettiva dell’arte, basata sull’etica della condivisione con il fruitore, parte attiva delle sue opere che presentano una ecologia  dello spirito minacciato da troppe  immagini  diffuse in rete nell’era digitale, in cui  è  necessario tornare a toccare e non soltanto a  guardare  le opere  come atto di resistenza  contro la smaterializzazione  e  le oscure variabili  dell’Intelligenza Artificiale.  E se ‘ tocco il cielo con un dito’, allora esisto come  frammento  dell’infinito.

Di Gennaro  con  leggerezza ci propone una ecologia  mentale, che consiste nel coltivare una dimensione  esistenziale e spirituale soggettiva, capace di indicarci come ri-pensare il mondo  in maniera trasversale, dove sopra  il cielo ci sono gli alberi e sotto gli alberi, al posto  della  terra,  c’è il blu oltremare dove nascono forme  germinanti  che trascendono i territori  esistenziali. E  sul filo di questo paradosso,  siamo tutti connessi   con la natura  e il cosmo. 

Spiazza e incanta L’Alberto del Miele (2023), composta da una forma rettangolare dorata  affiancata da  un quadrato blu cobalto, forato che evoca i  buchi di Lucio Fontana, in cui fa capolino una minuscola  finestrella che incornicia un micro albero del miele dorato, simbolo di vita universale.  E’ Un chiaro messaggio  ecologista, una meditativa icona di un Eden immaginario, quanto indispensabile. Per Di Gennaro è divertente sovvertire i codici, come in  Sopra il cielo gli alberi (2019)  e non le stelle,  l’opera in cartapesta e metallo in cui tutto è  vita nella sua pacata e metafisica immobilità,  dove  il blu  del mare, del cosmo  e dell’infinito è lo stesso colore dei suoi alberi che  toccano  il cielo e si iscrivono  nello spazio tra  un ombra e l’altra.  L’albero  è ricorrente  delle opere  Di Gennaro come la colonna, le torri  Pilastri del cielo (2001/2011)e sculture ascensionali, quasi totem o barriere  coralline di un mondo  nuovo che prima  o poi vivrà.

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