Gaetano Cristino da:
Pino Di Gennaro: le arcane metamorfosi dei materiali
La scultura di Pino Di Gennaro è creazione di forme e di spazi dove si rapprendono interrogativi, memorie, desideri, preghiere. I volumi, aperti o chiusi, delle sue opere sono rivelatori non soltanto del gesto liberatorio e creativo dell’artista ma anche di tutte le sue (e nostre) pulsioni esistenziali. È la vita che alimenta il suo segno plastico e la straordinaria invenzione di forme che, seppure apparentemente astratte, lontane cioè da una realtà ben definita, conducono tuttavia ben oltre le apparenze, andando alla sostanza, alla struttura intima delle cose. La soglia verso cui ci conduce l’artista è quella di una sinestesia tra diversi tipi di conoscenza. Coinvolgendo tutti i nostri sensi nella percezione delle sue opere, egli ci spinge a fare i conti nello stesso tempo con l’esprit de finesse e l’esprit de geometrie.
Marina De Stasio da:
Il divenire della forma
Nell’opera di Di Gennaro lo spazio entra nella scultura, nei grandi pannelli o nei dischi o nelle carte che creano mappe cosmiche, e la scultura a sua volta entra nello spazio e lo trasforma con le installazioni: quelle, per esempio, dove le piccole, luccicanti rosette del deserto, forme minerali interpretate nel bronzo, si dispongono sulla terra della fonderia o sulla polvere di antracite. Si chiamano “Meteore”: sassi nella terra o sassi nel cielo, la differenza, lo dicevamo, è irrisolta
Paola Gastaldi da:
Pino Di Gennaro: la scultura a testa in su
… l’immaginazione dell’artista attinge spesso alla dimensione cosmica. Ciò che accade tanto al di sopra delle nostre teste, a chilometri di distanza dalle nostre capacità di percezione e di controllo, ci disorienta profondamente; l’occhio e il pensiero non sono in grado di seguire i movimenti fulminei, apparentemente caotici e pluridirezionali di ammassi stellari quali quelli aggettanti dalla carta della Mappa stellare o dal bronzo delle Tracce spaziali. Perciò, alla maniera di un pittore fiammingo, che annulla le naturali deficienze dello sguardo umano e inverte le prospettive, permettendo allo spettatore di osservare da vicino ogni minuto dettaglio del quadro, di penetrare la struttura microscopica delle cose, così Di Gennaro avvicina a noi, come un potentissimo telescopio, ciò che è quasi del tutto invisibile ai nostri occhi.
Guglielmo Gigliotti da:
Il Big Bang della scultura-scrittura
La scultura è creatura terrestre, gravitazionale e volumetrica, la sua natura si pone quindi agli antipodi del galleggiamento orbitante dei corpi celesti, ma Pino Di Gennaro ha trovato il modo di riscattarla dai limiti fisici e storici, ha scoperto come liberarla dal suo essere scultura, inventando l’astroplastica, la cosmografia tridimensionale, il paesaggio materico-meteoritico. In altre parole, Pino Di Gennaro ha individuato il modo di reinventare ad ogni opera l’universo, concependolo come scrittura di segni asemantici e immaginifici, come alfabeto astrale fanta-grammaticale, un universo scrutato dal telescopio della mente che vuole entrare dentro le cose, per scovarne il cielo nascosto.
Anna Maria Martino da:
I colori e le forme dell’anima
Le opere dello scultore Pino Di Gennaro non sono opere statiche ma dinamiche esprimono sia il pensiero che l’azione, sono il cammino interiore dell’artista che attraverso di esse esplicita un percorso di vita che parte ed arriva a riscoprire i valori eterni del “fare e dell’essere”. Egli trasforma le materie plasmandole, immettendo in esse valori e sentimenti della sua anima , trasformando ed evolvendo così anche se stesso.
Le sue realizzazioni risultano opere di un’artista a tutto tondo ,infatti sublimizzano i valori universali a cui l’uomo di ogni tempo tende.
L’autore ha espresso attraverso i colori e le forme il nostro carattere mediterraneo caldo ed accogliente, i colori e le forme che si porta dentro : il blu del nostro cielo , il verde delle nostre dolci colline e l’oro dei nostri campi di grano.
Francesca Pensa da:
Bagdad
In tutte queste opere risultano evidenti alcuni motivi peculiari dell’arte dello scultore: si tratta di elaborazioni che, seppur presentate nella diversa resa determinata dalla cartapesta colorata, dal bronzo lucente, dal piombo opaco, appaiono costruite sullo spazio e dallo spazio, che in esse da elemento manipolabile e inerte diviene fattore determinante e vivo. Materia scultorea e spazio si saldano indissolubilmente nel movimento, che Di Gennaro ha colto dalla grande lezione di Boccioni; ma il maestro futurista imprimeva alle sue sculture un moto violento che doveva essere l’immagine di un universo perennemente sconvolto da un dinamismo senza fine, mentre le opere di Di Gennaro si muovono secondo armoniche traiettorie che disegnano geometrici percorsi.
Roberto Sanesi da:
Sagittae
Mi pare che lo sforzo più evidente, e significativo, che si viene a compiere nella scultura di Di Gennaro, sia quello do sfuggire il problema “plastico” (il “peso” visivo, legato all’intenzione di occupare spazio, di includerlo nell’oggetto in quanto materia di quell’oggetto) per stabilire piuttosto il paradosso di una scultura “disegnata”. Avendo a materia strumento e “soggetto”, in un solo atto, l’aria, o lo spazio che il gesto dell’artista attraversa.
Francesco Tedeschi da:
Frammenti di Spazi Celesti
L’opera di Pino Di Gennaro si inserisce in una tradizione moderna e non cede alle lusinghe di carattere più facile o concettuale, per affrontare il linguaggio scultoreo partendo dal singolo pezzo, nel suo valore volumetrico, plastico e spaziale. Non si arresta però, Di Gennaro, alla scultura compiuta in sé, in quanto cerca sempre di rapportarla all’ambiente, allo spazio inteso come luogo fisico, ma anche come connotazione metafisica. Da qualche tempo lo spazio celeste, stellare e infinito, è diventato per lui la metafora di una collocazione aerea, sospesa, di lavori che sfidano la legge della gravità e che contengono i diversi significati possibili della rappresentazione di corpi celesti.