Tra natura e scienza

Se c’è ancora qualcuno fedele al pregiudizio che la creatività artistica dipenda da pulsioni istintive, senza rapporto con la logica, la riflessione intellettuale e, a maggior ragione, la consapevolezza scientifica, troverà nel confronto con la persona e l’opera di Di Gennaro un’ampia possibilità di ricredersi.

Di Gennaro è un artista colto (non per nulla è uno stimato maestro, autore anche di testi teorici), immedesimato nelle problematiche del nostro tempo, attento alle novità scientifiche e tecnologiche; ed è insieme un esperto e raffinato manipolatore della materia, anzi, di un ampio spettro di materie, da quelle tradizionali per la realizzazione scultorea a quelle più delicate e fragili. Realizza opere in cartapesta, cera, poliestere, alluminio, ottone, acciaio, bronzo, e così via; spesso mescolando e fondendo le materie in una realizzazione unica; e utilizza questi strumenti fisici per ottenere una varietà di effetti non in contraddizione tra loro, ma lungo una scala interpretativa di cui essi assecondano i vari significati: che non sono dunque significati contrastanti, ma il fluire di situazioni in continua metamorfosi.

Per definire la sua produzione secondo una formula convenzionale, possiamo utilizzare l’espressione “arte astratta”. Ed è certo espressione pertinente, giacché da quando è nata, l’arte astratta intende rappresentare e trasfigurare significati profondi: che non riguardano la diretta mimesi del vero  – o, per dir meglio, di ciò che appare -, bensì profonde verità e profondi problemi. Di Gennaro, soprattutto nella fase recente della sua produzione, che sviluppa con speciale respiro i temi basilari della sua attività, non potrebbe esprimersi in forme descrittive; dietro ogni elemento naturale o evento storico egli vede concatenarsi e slittare un avvicendamento di situazioni. Non tanto dunque, il suo linguaggio appare come una sublimazione del reale, quanto una formula espressiva che traduce affinità e confluenze: e, si badi, quando egli interpreta le profonde trasformazioni nei paesaggi  da un’immagine all’altra, non intende, nella più parte dei casi, sottolineare il nascere di forme leggibili da un magma inintelligibile, bensì il legame tra le forme e il loro corrispondersi.

Ecco dunque che non c’è oggetto di materia minerale il quale non sia anche corolla di fiore; anzi, Di Gennaro raffigura persino boschi minerali, nell’intenzione di sottolineare l’identificarsi tra loro e il combaciare degli stati di natura. E non basta: certi svettanti elementi vegetali sono tutt’uno con i grattacieli; giacché anche la storia procede in uno sviluppo che non infrange i legami con il precedente, emerge dalla natura ma non la contraddice. Su questo tema molto si sofferma la creatività dell’artista, che variamente raffigura steli sottili su cui appaiono ancestrali graffiti; ed è suggestivo come egli – pur rimanendo chiaramente se stesso, con la sua precisa personalità, dunque – sappia esprimersi attraverso strutture verticali sottilmente rigide, coperte di disegni schematici, oppure con forme pastose, sciolte, visceralmente dinamiche.

Peraltro, egli sa anche passare dalle grandi composizioni – si veda la recente installazione nella piazza di troia, sua città natale, del Monumento alla Pace – ai piccoli oggetti da tavolo, o addirittura ai gioielli: senza che le piccole dimensioni attenuino il forte significato interpretativo delle opere.

Nelle quali è soprattutto coinvolgente cogliere, lo si ripete, questo straordinario inquietante rapporto tra natura e storia: le stelle cadenti possono rappresentare a un tempo la notte di S. Lorenzo e il bombardamento di Bagdad. E in varie raffigurazioni pulsano domande insieme terribili ed eccitanti sull’avvenire della scienza.

Non si dica, perciò, che tra l’intellettuale e l’artista sussiste necessariamente uno stacco: Di Gennaro tratta sottili problemi di pensiero, che si collegano a problemi etici di grande impegno; ma ce li comunica con una matericità intensa, ai limiti del sensuale; con una fantasia immaginifica di totale seduzione e coinvolgimento. Parla a tutti noi: ciascuno ne riceve il messaggio secondo la propria sensibilità. Personalmente, attraverso la sua opera guardo al cosmo con intensa speranza.

 

Immagine Casuale
Tracce spaziali - 1992 Cartapesta cm. 30 x 30 x 0,5
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